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Disabilità e inclusione lavorativa: le sfide del Disability Manager

La cultura dell’integrazione e dell’inclusione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro, è oramai una priorità in tutti i settori. Basta pensare che un lavoratore su quattro ha una malattia cronica e in alcuni casi una certificazione di disabilità. La disabilità in ambito lavorativo è normata dalla legge 68/99, che prevede un obbligo per i datori pubblici e privati di assumere lavoratori disabili e appartenenti alle categorie protette in base alle dimensioni e al numero dei dipendenti. Ma nel 2017, per effetto della modifica alla stessa legge introdotta dal Jobs Act, le norme del collocamento obbligatorio sono diventate ancora più stringenti.

Nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, l’inclusione lavorativa è caldamente incoraggiata, in quanto rappresenta un diritto e un dovere, nonché un momento fondamentale nella vita di una persona disabile. Ma l’inclusione lavorativa è un valore aggiunto anche per le aziende. Apprezzare la diversità, ottimizzare il talento e accrescere l’integrazione, può portare all’azienda vantaggi tangibili in termini di innovazione e produttività.  Da qui l’esigenza di una figura professionale che faccia da collante tra le aziende e i lavoratori con disabilità: il Disability Manager.

I compiti del “facilitatore”

Identificato anche come Disabilty and Case Manager è un vero e proprio “esperto della gestione delle risorse umane con disabilità”. Un “responsabile dell’inserimento lavorativo” che ha l’obiettivo di promuovere l’inclusione dei lavoratori con disabilità nei luoghi di lavoro, a partire dal primo e più importante momento, quello dell’inserimento fino a valorizzarne il percorso e il processo lavorativo, la loro autonomia e professionalità, fino a conciliare le specifiche esigenze di vita. Più che una professione a sé, quella del Disability Manager è una competenza aggiuntiva che può integrare una professionalità preesistente: architetto, avvocato, assistente sociale, terapista occupazionale e così via.

Il ruolo del Disability Manager può cambiare molto, anche in base ai diversi contesti di lavoro: enti locali, ospedali e aziende. Di sicuro, per poter assolvere a questo compito è fondamentale che il facilitatore sia preparato in diversi campi quali psicologia, diritto, gestione delle risorse umane, tecnologia, ingegneria oltre, ovviamente, essere aggiornato sugli aspetti normativi e di mercato del lavoro. Nel raggiungere i suoi obiettivi è centrale il dialogo costante con gli interlocutori interni ed esterni, come ad esempio, le associazioni operanti nel sociale, i servizi sanitari e quelli per il lavoro dislocati sul territorio. Il Disability Manager deve avere conoscenze di normativa sul lavoro in ambito di valutazione della disabilità, di bioetica, di accessibilità di inserimento nel mondo del lavoro e della formazione e una sensibilità spiccata su una serie di temi relativi al terzo settore e all’inclusione sociale.

Questa figura diventa così il centro di una rete di stakeholder, catalizzandone esigenze e proposte. Il Disability Manager deve quindi avere sia un ruolo istituzionale sia operativo, diventando il fulcro delle politiche attive del lavoro in azienda, interfacciandosi con le Istituzioni, con i vertici aziendali e con le rappresentanze sindacali, coordinando diverse altre figure professionali.

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Le funzioni specifiche del Disability Manager

Referente del lavoratore con disabilità sia in fase di accesso all’impiego che per lo svolgimento delle sue mansioni o per ogni altra situazione di possibile conflitto o disagio.

Elaborazione, con il coinvolgimento del lavoratore, di soluzioni operative a situazioni di disagio che condizionino negativamente la piena inclusione lavorativa.

Adeguamento delle postazioni, degli strumenti e dei luoghi di lavoro.

Pianificazione e promozione degli interventi per l’adeguata formazione del lavoratore ad eventuali dispositivi specifici.

Supporto all’azienda per rimborsi attivabili presso INAIL o presso il Fondo regionale per l’occupazione dei disabili.

Monitoraggio costante delle singole situazioni, dei cambiamenti del contesto lavorativo e delle caratteristiche individuali del lavoratore con disabilità per prevenire e risolvere eventuali conflitti e problematiche.

Costruzione di opportunità di valorizzazione professionale e definizione di soluzioni organizzative e adattamenti ragionevoli da adottare.

Attuazione, sentito il parere del lavoratore, delle indicazioni dell’osservatorio coordinando e interagendo con le strutture aziendali interessate.

Coinvolgimento delle figure aziendali  che si occupano della gestione delle risorse umane, degli addetti alla sicurezza e alla prevenzione degli infortuni.

I vantaggi per le aziende

Avere nella propria azienda una figura incaricata di proporre strumenti, servizi, soluzioni tecniche e tecnologiche utili a favorire un proficuo inserimento della persona con disabilità all’interno delle dinamiche lavorative e aziendali, significa anche avere l’opportunità di controllare la propria competitività e i costi economici e sociali, in relazione a fattori che già oggi, e ancor di più in futuro, incideranno sulla produttività aziendale. Diversi studi di settore hanno dimostrato che la formazione sulla cultura organizzativa inclusiva e sulle specifiche disabilità riveste una notevole importanza sia per i manager d’azienda e i responsabili delle risorse umane, che per i professionisti dei centri per l’impiego e degli enti di formazione. Perché il Disability Management non riguarda le singole persone ma tutta l’impresa: buone relazioni sociali (colleghi, superiori e datori di lavoro) hanno, un’influenza positiva sulla soddisfazione lavorativa e, quindi, di tutta l’azienda

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