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Credito d’imposta 2023 per attività di ricerca, sviluppo, innovazione e design, firmato il decreto

A chi spetta e come fare per ottenere le agevolazioni, tutte le novità

Sarà possibile accedere al credito d’imposta ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica anche nel 2023. È stato firmato ed è in fase di registrazione alla Corte dei conti, infatti, il DPCM su proposta del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT). Una delle novità più rilevanti è la certificazione preventiva che attesta la qualificazione degli investimenti effettuati o da effettuare. Questa certificazione è necessaria per accedere ai benefici offerti dal credito d’imposta secondo le normative vigenti. Serve a ottenere anche la maggiorazione del credito per i progetti di innovazione tecnologica finalizzati al raggiungimento del paradigma 4.0 o della transizione ecologica. Inoltre, sono definiti i requisiti che devono essere soddisfatti dai soggetti che desiderano iscriversi all’Albo dei certificatori.

Credito d’imposta ricerca, sviluppo, innovazione e design: quali sono i vantaggi per le aziende

Il credito d’imposta ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica è un aiuto alle aziende italiane di qualsiasi dimensione, natura giuridica o settore economico di appartenenza. Questo incentivo fiscale offre alle aziende una detrazione che varia dal 20, 15, 10 o 5%, a seconda dei settori di investimento. Il limite massimo annuale è di 5, 4 o 2 milioni di euro, anche in questo caso a seconda delle circostanze. Il credito d’imposta è utilizzabile dai beneficiari in compensazione.

L’obiettivo della misura è sostenere la competitività delle aziende, incentivando investimenti in settori come ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica 4.0, economia circolare e transizione green, nonché design e ideazione estetica. Confermato fino al 31 dicembre 2025 per alcuni comparti oppure fino al 31 dicembre 2031 per altri, a seconda dei settori di investimento.

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Credito d’imposta, come funziona la certificazione preventiva

Come precisato dal MIMIT, viene introdotta un’importante novità, la certificazione preventiva. Le aziende interessate possono richiedere la certificazione preventiva ai fini dell’applicabilità del credito d’imposta oppure per la maggiorazione dell’aliquota del credito d’imposta.

Con la certificazione preventiva si attesteranno:
la qualificazione degli investimenti effettuati o da effettuare;
la qualificazione delle attività di innovazione tecnologica finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di innovazione digitale 4.0 e transizione ecologica.

Inoltre, sono definiti gli aspetti procedurali e il contenuto che la certificazione preventiva dovrà riportare:
informazioni utili sulle capacità organizzative e le competenze tecniche dell’azienda rispetto agli investimenti effettuati o programmati;
descrizione analitica dei progetti realizzati, in fase di avvio o di realizzazione;
motivazioni tecniche attestanti i requisiti per l’ammissibilità al credito d’imposta o il riconoscimento della maggiorazione di aliquota.

Credito d’imposta, l’Albo dei certificatori

Il DPCM istituisce anche l’Albo dei certificatori, soggetti abilitati al rilascio delle certificazioni.

La platea è ampia, infatti, possono iscriversi:
aziende che erogano servizi di consulenza alle imprese;
centri di trasferimento tecnologico 4.0;
centri di competenza ad alta specializzazione;
persone fisiche con un titolo di laurea idoneo rispetto all’oggetto della certificazione;
poli europei dell’innovazione digitale (EDIH – European digital innovation hub);
università, statali e non statali legalmente riconosciute;
enti pubblici di ricerca.

Affinché il nuovo credito d’imposta entri in vigore mancano alcuni passaggi, come il visto della Corte dei conti e la pubblicazione del DPCM sulla Gazzetta Ufficiale. Usciranno anche le linee guida ufficiali del Ministero per la corretta applicazione, saranno emanate entro il 31 dicembre 2023.

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