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Abusivismo e costruzioni in zone sismiche: la formazione per gli specialisti del settore

Sicurezza per le costruzioni in zone sismiche? Ecco le competenze richieste

Il devastante terremoto che ha colpito l’Aquila nel 2009, la tragedia nelle Marche e in Umbria nel 2016: l’Italia è un Paese a forte rischio sismico e questi sono solo alcuni esempi dei grandi e disastrosi eventi che hanno scosso la nostra penisola, causando gravi danni a strutture e persone.

Interi centri urbani sono crollati a causa dei movimenti del suolo, dimostrando come la maggior parte del patrimonio edilizio italiano sia molto vecchio e realizzato con materiali e tecniche non adeguate alla normativa antisismica vigente.

Ampliamenti della volumetria, modifiche strutturali non a norma e assenza di manutenzione delle costruzioni esistenti compromettono la stabilità e la resistenza delle strutture, rendendo ancora più vulnerabili le costruzioni nelle zone sismiche.

E ad aggravare ulteriormente la situazione, la mancanza di controlli e la realizzazione di opere senza le autorizzazioni necessarie alimentano ulteriormente il fenomeno dell’abusivismo edilizio, che in uno scenario come quello italiano significa rendere più difficile (quasi impossibile) prevenire e limitare i danni in caso di sisma.

Mettere in sicurezza il patrimonio edilizio italiano, dunque, rappresenta oggi una grande sfida e richiede l’impegno di tecnici specializzati che siano aggiornati sulle normative in materia di edilizia antisismica e sulle più recenti tecniche costruttive.

Cosa prevede la legge italiana per evitare il rischio sismico?

Per garantire la sicurezza e la qualità delle costruzioni in zone sismiche, la legge italiana prevede una serie di norme, requisiti e procedure che devono essere rispettate per realizzare o ristrutturare edifici in queste aree.

La normativa di riferimento è il Testo Unico dell’Edilizia, il DPR 380/2001, che oltre a prevedere la richiesta di permesso a costruire rilasciato dal Comune, richiede anche l’ottenimento dell’autorizzazione sismica da parte della Regione. Si tratta di un documento che attesta la conformità del progetto alle norme tecniche per le costruzioni, definite e aggiornate dal DM 17 gennaio 2018, in sostituzione del DM 14 gennaio 2008.

A differenza della precedente normativa, le NTC 2018 (Norme Tecniche per le Costruzioni) prevedono una maggiore attenzione alla questione del miglioramento sismico. Oltre ai requisiti minimi di resistenza meccanica e stabilità in caso di incendio, vengono infatti definiti i principi base del progetto, le modalità di esecuzione e di collaudo delle strutture, per aumentare la loro resistenza e la loro duttilità in caso di sisma.

I criteri generali di sicurezza trattano i vari aspetti relativi alla sicurezza strutturale, definendo anche le caratteristiche dei prodotti e dei materiali che possono essere impiegati. Tali norme, aggiornate ulteriormente nel 2019, si basano sul concetto di prestazione, ovvero sulla capacità delle strutture di soddisfare determinati livelli di sicurezza, funzionalità e durabilità, in funzione delle sollecitazioni a cui sono sottoposte.

Da citare c’è poi il DM 24 del 9 gennaio 2020, pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture, che contiene le nuove linee guida per la classificazione del rischio sismico, nonché le modalità a cui i professionisti abilitati devono attenersi per attestare l’efficacia degli interventi di ristrutturazione effettuati.

Il tecnico incaricato della progettazione dei lavori e del collaudo statico è chiamato a dimostrare l’efficacia degli interventi. A tal fine deve asseverare la classe di rischio sismico dell’edificio, sia quella precedente ai lavori sia quella ottenuta a seguito dell’esecuzione del progetto, attraverso una serie di controlli, che possono essere di tipo analitico, sperimentale o semplificato, a seconda della complessità e della tipologia di intervento.

Come fare analisi sicure per costruzioni edilizie in zone sismiche

Quando si realizzano costruzioni in zone sismiche o si intende provvedere alla ristrutturazione di strutture esistenti per renderle più sicure, è necessario effettuare delle analisi accurate e affidabili, che permettano di valutare il livello di rischio sismico del progetto, al fine di garantire la sicurezza delle persone e dell’edificio in caso di terremoto.

Le NTC 2018 stabiliscono anche le modalità per la valutazione di questo rischio, prevedendo una procedura di analisi basata su tre aspetti principali:

  1. Pericolosità sismica della zona, ovvero la probabilità che si verifichi un terremoto di una certa intensità in una determinata area e in un dato intervallo di tempo. Il territorio italiano, ad esempio, è suddiviso in quattro zone sismiche, da Zona 1 (elevata) a Zona 4 (bassa), in base al grado di rischio. Tale classificazione determina i requisiti strutturali del progetto di costruzione, che nelle zone ad alto rischio sono necessariamente più rigidi.
  2. Vulnerabilità sismica del suolo, valutata attraverso l’analisi geologica del sito e quindi lo studio delle proprietà e caratteristiche del terreno che ne indicano la suscettibilità a subire a deformazioni e amplificazioni in caso di terremoto. 
  3. Resistenza sismica della struttura, determinata in base all’analisi delle caratteristiche strutturali dell’edificio, come materiali, forma, sistema costruttivo e altro, e che consentono di stabilire quindi la capacità dello stesso di sopportare le sollecitazioni indotte dal sisma, senza subire danni irreversibili o collassi. Questa verifica può essere effettuata anche attraverso la simulazione della vibrazione del suolo, al fine di valutare le caratteristiche dinamiche della struttura.

A chi spetta il compito di valutare il rischio sismico?

La valutazione del rischio sismico è richiesta da enti e autorità locali per rilasciare le autorizzazioni edilizie che danno luogo a procedere sia per le nuove costruzioni che per la messa in sicurezza degli edifici esistenti.

A eseguire le analisi sismiche sono professionisti del settore edile, in particolare gli ingegneri. In base al DM 14 gennaio 2008, tale compito spetta infatti a professionisti iscritti all’albo degli ingegneri o degli architetti, specializzati in ingegneria sismica.

L’ingegnere sismico è specializzato nella progettazione di ponti, edifici e strutture che siano resistenti alle scosse sismiche e in grado di ridurre al minimo rischi di danni o crolli. Questo professionista può rilasciare il certificato antisismico, il documento che attesta la capacità dell’edificio di rispondere alle sollecitazioni sismiche, solo dopo aver effettuato una serie di controlli che prevedono l’analisi:

  • dei materiali utilizzati;
  • della geometria dell’edificio e della disposizione degli elementi strutturali;
  • della corretta applicazione delle normative in materia di edilizia antisismica.

È chiaro che questo presuppone il possesso di adeguate conoscenze in materia antisismica, che derivano non solo dalla formazione universitaria, ma anche e soprattutto da un continuo aggiornamento.

L’importanza della formazione continua per una corretta valutazione sismica

Per i tecnici specialisti è fondamentale essere sempre aggiornati sulle normative relative all’edilizia sismica e conoscere tutte le novità del settore, specialmente per interventi su costruzioni in zone sismiche.

Se sei un ingegnere e vuoi ampliare il tuo bagaglio di conoscenze o acquisire nuove competenze, puoi seguire uno dei corsi accreditati per ingegneri di Accademia Da Vinci, riconosciuti dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri e validi per il conseguimento dei crediti formativi professionali (CFP).

Il corso “Analisi e valutazione del rischio sismico negli edifici esistenti” può fornirti informazioni utili in materia di rischio sismico per quanto riguarda gli edifici già realizzati. Potrai approfondire la normativa in materia, aggiornarti sulle caratteristiche meccaniche dei materiali da costruzione, ed effettuare approfondimenti geotecnici, anche attraverso esempi pratici tratti da casi reali.

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